Il lido della Polizia di Stato
La belle époque barese.
Il litorale sud del nostro capoluogo, nella memoria di quelli che hanno passato da qualche lustro il giro di boa dei cinquant’anni, è stato scenario perfetto di una Dolce Vita ad orecchiette e rape in grado di tenere testa ai luoghi più glamour del sollazzo nazionale. Al pari della Versilia, di Rimini e della Costa Azzurra (ancora lunghi dall’essere briatorizzata), il tratto di costa che dal centro di Bari arriva sino al quartiere di Torreamare era puntellato di lidi, ristoranti con stupende terrazze sull’acqua, discoteche, locali notturni. Luoghi dove la nascente borghesia barese dava mostra del benessere acquisito nello sfarzo che il boom economico concedeva e, per certi versi, rinverdiva la “belle époque” e i Maggi cittadini. In quegli stessi anni si sviluppava la consuetudine, nelle imprese private come in quelle pubbliche, di dotarsi di Circoli Ricreativi Aziendali, propaggini dell’organizzazione destinate a favorire i rapporti tra colleghi oltre gli orari di lavoro. Era naturale che questi CRAL scegliessero, per il sollazzo estivo dei propri associati, i posti più ambiti.
Il luogo in cui fu realizzato il lido della Polizia di Stato era certamente uno dei siti più ambiti. Lo specchio di mare che lo bagna è tutt’oggi incantevole nonostante l’abbandono. La costa, penalizzata dall’assenza di sabbia, presenta anfratti e piccole grotte assai indicate per il piacere del nuoto. La struttura del lido era assai razionale e perfettamente integrata nell’ambiente. La lunga fila di cabine occultata sotto i pini, i camminamenti, le scalette, le docce e il ristorante, tutto era stato progettato per sfruttare al meglio i risicati spazi cui l’assenza di spiagge condanna da sempre il nostro litorale. Ancora oggi, nonostante lo sfacelo dell’abbandono, camminando tra le rovine si può apprezzare lo sforzo di chi ha disegnato l’impianto cercando la massima integrazione con la bellezza della costa. Il tutto, a due passi dal centro città, il che consentiva la fruizione dell’impianto anche in fugaci intermezzi durante la settimana lavorativa. Il disastroso avvento pandemico ha bloccato l’avvio di lavori di ristrutturazione che la presenza di nuove transenne annunciava già da un paio di anni, ma si spera che la giusta prospettiva venga ripresa non appena possibile.
Tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
Autori: Valeria – Antonio – Mimmo