Apice Vecchia
La “Pompei del ‘900”.
Descritta attualmente come uno dei paesi fantasma per eccellenza, per la sua bellezza, per la sua posizione superba che la vede arroccata su di una collina e per il suo Castello.
Fu fondata probabilmente da Marco Apicio fra il I e il II secolo a.C., che dal senato di Roma fu incaricato di ripartire con i legionari reduci delle campagne di guerra, per lottizzare le terre del Sannio e regalare ai soldati congedati una terra in cui mettere su famiglia.
L’inizio del declino ebbe principio alla fine del 1962, dopo le due tremende scosse di terremoto (VI e VII grado della scala Mercalli) che fecero tremare tutto il territorio del Sannio e dell’Irpinia, il paese ne uscì gravemente danneggiato e proprio Apice fu uno dei centri più colpiti. A far sgombrare i 6.500 abitanti furono incaricati i tecnici del Ministero dei lavori Pubblici, temendo ulteriori crolli, l’ente ne ordinò l’evacuazione totale. Però, gli abitanti caparbi, trasgredirono l’ordinanza e decisero di restare nelle loro case.
Riuscirono a resistere ulteriori 18 anni, finché la natura non decise di dare corso a tutto il suo potere distruttivo; il terremoto nel 1980 mise fine alla permanenza degli abitanti nel paese.
Ed è così che il paese entra a far parte di diritto nella classifica delle ghost town più belle, diventando subito set cinematografico e fotografico, infatti offre ai nostri obiettivi scenari costruiti a dovere da chi ci ha preceduto.
Attualmente è visitabile a pagamento, ma per fortuna conserva ancora il fascino dell’abbandono, del tempo che si è fermato a quegli anni, della solitudine aleggia il silenzio che solo questi posti ti regalano.
Il paese si presenta come un piccolo borgo agricolo, formato da una piazza centrale, e il resto delle abitazioni intorno. Spicca la casa gentilizia appartenuta al dott. Cantelmo, che conserva ancora cartelle dei pazienti e un lettino da visita. Nel resto del paese troviamo ancora conservate la bottega dell’artigiano, l’officina del meccanico, la beccheria, con qualche oggetto del quotidiano sparso qua e là. Alcune case custodiscono pochi arredamenti e qualche affresco e decorazione in stucco. Costruite al massimo da due piani con il terrazzo, scale in pietra, bagni ricavati dentro le singole stanze e cucine in muratura, come uso e costume dell’epoca.
Su un lato della piazza, a formare un ulteriore piazzetta la chiesa di Santa Maria Assunta in cielo, che fino al XV secolo vantava ben 18 altari in marmo policromo, divisa in tre navate, resta impreziosita da pezzi artistici, nell’ abside due dipinti del 500 raffigurano la resurrezione di Cristo e l’Ascensione, il campanile non è quello originale perché crollato nel terremoto del 1930 e ricostruito sulle fattezze dell’originale.
“L’occhio che guarda questi luoghi immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal tempo l’anima che li avvolge.“
– Roberto Peregalli
Autori: Valeria – Mimmo